this is a painting i'd done last year for a collective exhibition on inter-cultural exchange. it is mixed media on canvas, 60x70cm. it was based on a text i had written a few years ago at an airport, the hopeless nostalgic years. nothing new. you can find the text in the comments, albeit in italian.
questo e' un quadro che ho fatto l'anno scorso per una mostra collettiva sullo scambio interculturale. tecnica mista su tela, misura 60x70. si basa su un testo che scrissi qualche anno fa in un aereoporto. niente di nuovo. il testo e' riportato nei commenti.
2 comments:
di nuovo, di nuovo in transito, intorno a me girano moltiplicandosi facce arabe anglosassoni africane indiane asiatiche facce di gente stralunata che cerca il punto di partenza o il punto di arrivo in un iperspazio mega estetizzato dove galleggiano voci in questa lingua cosi lontana dalla mia. entrando sento il canto prolungato di un uomo, è l'ora della preghiera. è bello questo suono, bello. di nuovo in transito e questi miei piedi ritrovano piano piano la libertà di chi percorre una nuova strada e un lungo viaggio, di chi sa stare bene nell'anonimità di un universo sconosciuto. di chi porta con se un universo conosciuto. le radici si dissetano con un archivio immenso di parole facce mani piedi nell'acqua, etichette di birra che si scollano sul patio come piccole diapositive, e con la musica, il silenzio, con il sentire ancora il sale nei capelli e i granelli di sabbia sui piedi. aspettando l'aereo per roma si riempie di facce italiane, di camice a quadri di pullover sulle spalle di pelle abbronzata di biondo tinto di voci rauche di zaini invicta di gestualità maniacale di conversazioni banali, carlo ce l'hai la carta d'imbarco?
ed io sto nel mezzo dell'iperspazio. io non sono italiana io non sono australiana la mia casa la porto dentro la mia casa è un'enormità di cose e di facce che amo. e’ l’enormita’ del blu sopra la mia testa, i quaranta gradi del natale del sud, la fisarmonica dietro la porta chiusa di un vicino mai visto, la bicicletta che trema sui sanpietrini, il flamenco gridato per strada, l’odore dei campi vicino montpellier. la mia casa è una vecchia abbazia, una sinagoga, gli aranci della mezquita, una cantina, una tela fresca coperta di bianco, le mani infarinate di mia madre, la rotondita’ di mia nonna. la mia casa è la lontananza che spacca il cuore, è l'accorgersi che la gente che ti sta accanto già ti manca. è il maggiolino blu è lo zaino in spalla è la pesantezza della filosofia che da conforto. la mia casa è lo spazio tra una parola e un'altra, è lo spazio tra una città e un'altra, tra un paese e un altro. la mia casa è il transito. la mia casa è dove sono già stata e dove devo arrivare, la mia casa è il mondo e quello che sta al di fuori del mondo. la mia casa oggi è un grumo di nostalgia nella gola. vado avanti ma c'è un punto fisso e sicuro e penso che voi lo conosciate.
bella, bellisima.
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